Come il Manchester City ha vinto il suo primo titolo di Champions League

Rhodri festeggia il suo gol.debito…Catherine Iville/Getty Images

Quando un giorno finiva e un altro cominciava, la vetta fu raggiunta prima di mezzanotte. Non è andata come aveva sognato il Manchester City, l’epilogo spettacolare di qualche mossa miracolosa, drammatica, ma in maniera terrena, più umana: nient’altro che una piccola scivolata, un errore tecnico, aperto e subito punito.

Il risultato è stato lo stesso. Un decennio e mezzo dopo che il City ha acquistato il Lightning Strike attraverso un veicolo di investimento che quasi certamente non aveva nulla a che fare con il governo di Abu Dhabi, il progetto calcistico più ambizioso mai visto è stato grazie a un colpo rapido e decisivo. Il piede destro di Rhodri.

Il Manchester City aveva già vinto la Premier League e la FA Cup in questa stagione. Adesso è anche campione d’Europa. Un premio che gli era sfuggito per così tanto tempo, quello che sia i beneficiari del club che il suo allenatore, Pep Guardiola, desideravano più di ogni altro, è stato finalmente conquistato con una vittoria per 1-0 sull’Inter.

Forse, data la portata dell’investimento – e l’attuale suggerimento che il City potrebbe non aver giocato secondo le stesse regole di tutti gli altri – era inevitabile. Le probabilità erano che questo sarebbe accaduto prima o poi. Ma doveva succedere perché il City potesse vincere il triplete, diventando solo il secondo club inglese a raggiungere l’impresa, che era il regalo perfetto.

Negli anni a venire, ovviamente, il modo in cui è stato raggiunto sarà quasi dimenticato. Deve essere sfuggito di mente al City quando è suonato il fischio ei suoi giocatori sono esplosi di gioia. Non è stata, ovviamente, una finale memorabile, né – secondo gli elevati standard del City – una prestazione notevole.

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Ma era assolutamente appropriato. L’Inter è arrivata a Istanbul attesa per essere poco più di un agnello sacrificale, messo da parte casualmente da una squadra del City che, in ogni modo immaginabile, sembrava essere al suo apice.

Il City ha vinto la Premier League in cinque degli ultimi sei anni. L’Inter è la terza squadra migliore d’Italia. Il City ha Erling Holland, che sembra essere stato spedito dal futuro. La rosa dell’Inter è vecchia, anche per gli standard gerontocratici della Serie A. Questa finale è stata, secondo molti, una discrepanza, una processione, piena di speranza.

Non è andata così. L’Inter ha imbrogliato il City in ogni modo immaginabile sin dalla loro esperienza. È inzuppato di calci di punizione. È durato a portata di mano. Si concedeva piccoli, meschini errori e privava il gioco del suo ritmo. Francesco Acerbi, difensore centrale con una folta barba, ha trascinato via Holland una volta che la palla era nella sua orbita.

Ciò che manca alla squadra italiana in potenza stellare, raffinatezza organizzativa, è più che compensato da grinta e macabra, nodosa e nous. Queste sono tutte virtù nel calcio e, ovviamente, gli elementi costitutivi di tutte le grandi squadre.

Tuttavia, alla fine, non è bastato. In un attimo crolla la resistenza dell’Inter e con essa l’ultimo baluardo della tradizionale aristocrazia del calcio europeo, le sue grandiose case d’epoca. Il Manchester City, come sempre, ha buttato giù la porta. Nel bel mezzo delle sue celebrazioni, un giorno finì e un altro iniziò.

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