La Viterbese gioca a Catania. Al Massimino, un manipolo coeso di ragazzi in maglia gialloblù cercherà di contrastare il passo alla corazzata etnea uscita con le ossa rotta dalla trasferta di Potenza dopo un inizio di campionato sfolgorante.
A prescindere dall’esito finale, è già importante potersela giocare una partita come questa. Proprio come è accaduto due settimane fa al San Nicola di Bari. Non era affatto scontato, dopo la solita estate travagliata e il cambio di proprietà all’ultimo tuffo, arrivare a una partita di questo livello con il consistente bottino di sei punti in classifica.
In quanto alla sconfitta interna con il Picerno, squadra affamata e ben attrezzata che farà vedere i sorci verdi a molti club del girone C, va catalogato fra gli errori di gioventù. Mister Lopez schiera una squadra dall’età media assai bassa (24,5 anni) e con una panchina ingolfata da ventenni di belle speranze. Ben diverso lo spessore degli uomini a disposizione di Camplone. Non solo quelli che scenderanno in campo, ma anche quelli a disposizione.
La partita, però, si gioca undici contro undici. La Viterbese ha armi e uomini (citiamo Errico e Tounkara su tutti, solo come paradigma) per affrontare alla pari qualsiasi avversario. La fine dell’era Camilli e il passaggio della società a Marco Arturo Romano, con il conseguente cambio di obiettivi, ha un po’ affievolito l’entusiasmo suscitato in città dalla conquista della Coppa Italia.
Ma si sa. Per riavvicinare i tifosi, nel calcio, basta mettere in fila qualche risultato azzeccato e soprattutto riuscire a divertire. Perché il calcio è un gioco. Anzi, un bellissimo gioco.