Acque morte in casa Viterbese? Sembra di aggirarsi in una palude nella quale non si muove foglia. Il silenzio assordante della società non contribuisce certo a migliorare le cose. Al momento ci vorrebbe una sfera di cristallo per capire quale sarà l’epilogo dell’ennesima (triste) vicenda che coinvolge i tifosi gialloblù. Nati solo per soffrire, questo è chiaro.
Una cosa è certa. Il disincanto sembra (è?) totale. Una mazzata a tradimento che avrebbe tramortito anche un bue. Sono state dette cose abbastanza cattive. Il radicamento nel territorio è una pianta che ha bisogno di essere annaffiata costantemente, con grande amore. Viceversa a Viterbo si è lasciata seccare, un anno si e l’altro pure. Sotto questo aspetto, le esternazioni del patron Piero Camilli ci sembrano poco comprensibili e forse anche poco giustificabili.
È una storia che si ripete con troppa frequenza, e con crescente intensità, per non lasciare il segno. Stavolta la corda è stata, forse, tirata un po’ troppo? Si potrebbe spezzare anche dal versante tifosi?
Non vale la pena dilungarsi, qui e ora, sul modo in cui è stato “attaccato” il contesto gialloblù. Tutto nasce da una vicenda extra calcistica, a margine della disgraziata partita al Rocchi contro l’Arezzo, nella quale tutti e ribadisco tutti si sono schierati al fianco della società. Meglio stendere un velo pietoso, per carità di patria.
Da parte di chi scrive lo scoramento è totale. Per questa ragione mi limiterò a riportare un articolo pubblicato su Calciopress due anni fa, esattamente il 9 giugno 2017. Si riferisce a una vicenda del tutto sovrapponibile a quella che stiamo vivendo oggi. Potrebbe essere stato scritto in questo preciso momento storico.
È la conferma che le cose non cambiano in modo significativo alla Viterbese Castrense (e sottolineo Castrense…) >>> “Viterbese, Camilli e certi amori”. Dategli un’occhiata, se avete tempo e voglia. Potreste non averne, e vi capirei. Il disincanto è diffuso. La voglia di mollare è tanta, a questo punto anche da una quota più o meno ampia di tifosi.
Leggendolo vi renderete conto che due anni sembrano passati invano in quanto al modo di rapportarsi con il territorio e la tifoseria a prescindere dai grandi meriti sportivi che nessuno si sogna di non riconoscere e di apprezzare. come sempre è avvenuto a queste latitudini durante l’era Camilli. Sarà forse arrivato il momento di mettersi il cuore in pace?